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La storia vera di Mago G (Luca Levis)

Articolo pubblicato lunedì 5 marzo 2007.

il mago G oggi

il Mago G negli anni '80

L'avventura del mago "G" è iniziata per caso e a dire la verità anche un po' controvoglia... All'epoca dei fatti ero 21enne e correva l'Anno Domini 1981, ma per la genesi bisogna tornare indietro di circa un anno. Prestando servizio di leva in una sperduta caserma friulana, per ammazzare la noia fui iniziato da un mio commilitone all'uso dello skateboard: camerate enormi, corridoi lunghissimi, poco o niente da fare... et voila, il fascino della rotella cominciò a prendere "piede" Un giorno (in licenza a Milano dove allora risiedevo e vivevo), a spasso in P.za S. Babila incontro un gruppo di pattinatori capitanati da Marco Brigliadori e Mauro Rivoltella: fu il colpo di fulmine. Marco mi vendette "piastre" e ruote, rientrato in caserma cominciai a pattinare ed ogni giorno di licenza disponibile lo passavo con il gruppo della "roller project". Pattinare era molto trendy nella Milano da bere, Marco era vulcanico per idee ed iniziative, spesso ci si trovava in Corso Vittorio Emanuele per scorrazzare sotto i portici lastricati, andare in P.za Duomo, saltare i gradini del sagrato e fare partite di "calcio meccanico" (lattina di Coca Cola accartocciata) oppure su Corso Europa attaccarsi all'autobus farsi "tirare" per swooppare tra le vetture. I "ghisa" (vigili urbani) erano i nostri spaventapasseri (un pò carogne): con loro perennemente giocavamo a guardie e ladri. Di tutto il gruppo c'era il migliore, Massimo detto "Clik", un vero funambolo: con i pattini era capace di fare degli equilibrismi eccezionali, e fu lui a portarmi controvoglia a fare il casting per le selezioni di quello che sarebbe diventato il "Mago G". Ad onore del vero il personaggio del Mago esisteva già in pubblicità ed era impersonato da un mimo che in un contesto un po' surreale svolgeva le sue funzioni da wizard. Il casting si svolse dalle parti di San Siro, vicino all'ippodromo: in attesa di fare il provino c'era una sfilza di modelli e di attori a cui minimamente mi sarei messo a confronto, erano perfetti, telegenici e avvezzi alla cinepresa, ma anche dei perfetti imbranati sui pattini. Quando fu il mio turno per scherno feci l'imitazione caricaturale del loro caracollare sulle rotelle, inconscio del fatto che fu proprio ciò che mi fece notare. La 2^ ed ultima selezione fu tra me ed il mio carissimo amico "Clik": ero con l'animo in pace, a Massimo piaceva l'idea di fare una pubblicità ed era il più bravo, quindi non c'era storia ed ero certo che l'avrebbe fatta lui, con buona pace di tutti. E invece no! Scelsero me, Massimo sportivamente mi sostenne e mi disse di approfittare dell'occasione e così fu. Con un frac giallo a mezza coda 100% poliestere, parrucca e tuba cominciò l'avventura. Per prima cosa rifiutai il trucco della prima versione, il faccione bianco con gli occhi truccati tipico del mimo, e mediammo per del fondotinta con un contorno occhi. La cosa che più mi piacque fu che la regia non mi diede mai l'impressione di avere idea di come sviluppare le scene, probabilmente perché nessuno sapeva quali potessero essere i limiti di impiego dei roller per di più circondato da uno stuolo di figuranti e comparsine (bimbi) che come zombie caracollavano sui pattini. Fui propositivo e ciò pose l'avventura pubblicitaria in un ottica diversa, facevo ciò che volevo, lo facevo a modo mio, mi divertivo e le riprese ed andavano quasi sempre bene. La location di uno dei primi filmati fu proprio Piazza San Babila, dove con una carriola carica di biscotti correvo per i portici dove gli stessi "ghisa" che mi rendevano la vita amara (ora a miei servigi) fermavano il traffico, mi facevano passare e si adeguavano a ciò che il sottoscritto con tagliente ironia diceva di fare. Credo di avere incarnato un sogno nell'immaginario collettivo di ogni automobilista! Vigili a ruoli invertiti che, al tuo cospetto (masticando amaro) ti assecondano nell'infilare un infrazione del codice stradale dopo l'altra (es. è fatto divieto di pattinare sui marciapiedi e strade). Nel corso degli anni (cinque) sono cambiate le case di produzione e raramente con i producer c'era armonia, ma non permettevo a nessuno di trattarmi come un burattino. Ovviamente questa mia spiccata propensione allo spirito libero non ha facilitato i rapporti, vedi contratti stilati con il contagocce e pagamenti dilazionati. Ero cosciente del fatto che erano alla ricerca di un rimpiazzo ma non me ne sono mai preoccupato più di tanto. Avevo deciso che l'esperienza pubblicitaria dovesse volgere a termine, il personaggio cominciava ad opprimermi: ogni posto dove andavo venivo presentato come il Mago e ciò mi esponeva nel bene e nel male alla pubblica gogna. In ogni occasione c'era il burino della situazione che si permetteva delle licenziosità gratuite sulla mia persona e non sempre ero nello stato emotivo di accettare certe cretinerie, a nessuno può piacere di essere considerato come un fenomeno da baraccone e un paio di volte per riportare l'ordine delle cose ho dovuto dare qualche "tirata" di orecchie. Il rapporto di esclusiva era in scadenza nel 1986, la casa di produzione finalmente aveva trovato il mio sostituto. Il contratto non venne rinnovato e quella è stata per me la fine dell'era "Mago G". Il terzo mago probabilmente non era all'altezza del secondo. Di fatto, il personaggio del Mago negli spot dopo alcuni anni venne consegnato all'oblio. Pensando all'esperienza mi ritenni fortunato: in 5 anni avevo "girato" per 9 giorni e, anche se con compensi non gratificanti rispetto a colleghi attori, i proventi furono impiegati per conseguire le licenze aeronautiche di pilota e per continuare a svolgere la mia attività paracadutismo sportivo a buoni livelli agonistici. Gli anni passano ed a volte ritornano: non so come mi "beccarono" e mi invitarono a Meteore, il programma televisivo condotto qualche anno fa da Gene Gnocchi: che pena, un teatrino dove i burattini si muovevano a comando, me andai via a metà trasmissione (avevano per giunta il filmato sbagliato!). Invece più carina e casuale fu l'intervista telefonica che mi fece La Pina di Radio Deejay. Andrea, suo collaboratore e fidanzato di una amica di mia moglie, alla domanda della suddetta conduttrice "chissà che fine ha fatto il Mago G" non ha fatto altro che chiamare mia moglie e passarmi il telefono. L'intervista (ma sarebbe più giusto dire la chiacchierata) di una decina di minuti fu piacevole spontanea e con domande interessanti. Oggi vivo in un retrogrado paesino del Nord Ovest piemontese, sono sposato da una decina di anni con una donna manager nel comparto tessile e manifatturiero e abbiamo due figli: Clelia (9) e Andrea (7): La mia professione (pilota di linea nell'aviazione commerciale) mi tiene spesso lontano da casa ma i miei figli sanno di avere come padre un vero mago nel farli divertire e giocare e ciò mi basta. Non so come, colleghi in compagnia sono venuti a sapere dei miei trascorsi pubblicitari ed i filmati sono a portata di palmari e telefonino. Mio malgrado tornato sotto le luci della ribalta, comunque non nego che sia piacevole vedere che a distanza di ormai 20 anni la memoria di quegli spot sia ancora viva e presente.